Per agenti chimici si intendono tutti gli elementi o composti chimici, sia singoli che miscelati, sia allo stato naturale che lavorati, utilizzati e/o smaltiti come rifiuti, che vengono impiegati in qualsiasi attività lavorativa. Alcuni dei prodotti chimici più diffusi sono quelli utilizzati per le pulizie e la disinfezione, quelli per la stampa o per la conservazione degli alimenti; una così elevata presenza di sostanze chimiche, anche potenzialmente pericolose, comporta una diffusione del rischio chimico nei luoghi di lavoro ed un corrispondente rilevante numero di lavoratori esposti, a volte, in modo del tutto inconsapevole.
Tutti gli agenti chimici, si suddividono in due macro categorie:
Gli effetti che le due categorie generano sui lavoratori in caso di esposizione accidentale e non adeguatamente controllata sono diversi tra loro, in quanto in caso di esposizione agli agenti di prima classe si genera un infortunio, mentre l’esposizione ad agenti della seconda classe si genera una malattia professionale. A fronte di ciò diventa importante eliminare rischio alla fonte se possibile; ove ciò non fosse possibile, è necessario abbattere il rischio mediante l’impiego di adeguati DPI.
Come prima cosa, è importante sottolineare come la valutazione del rischio chimico spetta al Datore di Lavoro. Il primo strumento che permette l’immediata valutazione della pericolosità di un prodotto chimico è costituito dall’etichettatura, che definisce nove diversi pittogrammi di rischio ognuno dei quali illustra una tipologia di pericolo associata alle proprietà intrinseche della sostanza. In realtà, il processo di valutazione del rischio da esposizione ad agenti chimici si articola, su tre fasi fondamentali: