Le criticità nella gestione del primo soccorso in quota, mettono ancor più in difficoltà i soccorritori, che oltre a dover avere una buona preparazione sulle procedure di primo intervento, devono anche essere rapidi e conoscere molto bene anche tutte le modalità di recupero in quota. Ricordiamo che per lavoro in quota si intendono tutte le attività che vengono svolte sopra i 2 metri di altezza, che espongono il lavoratore al rischio di caduta dall’alto.
I rischi nei lavori in quota
Il lavoratore che opera in quota, è esposto a maggiori rischi; tra i più importanti e significativi identifichiamo:
- l’errato utilizzo dei sistemi anticaduta;
- l’impatto contro ostacoli in fase di caduta;
- la sospensione inerte;
- traumi legati al sistema di arresto in caso di caduta.
La sospensione inerte è un rischio silenzioso, ma è il rischio maggiore: ci sono pochi minuti utili per intervenire, prima che il lavoratore sospeso possa riportare danni irreversibili o possa addirittura morire, a causa della compressione delle vene negli arti inferiori a causa dell’imbraco.
Come gestire il primo soccorso
Sono parecchi i casi di morte a causa della scarsa qualità o della totale assenza dei soccorsi. Per migliorare tale situazione è necessario in prima battuta rendersi conto del problema, per poi organizzare meglio le attività, seguendo tali indicazioni:
- prima di ogni intervento mettere a punto un adeguato piano operativo di sicurezza, che delinei le procedure di recupero e le persone coinvolte, che dovranno essere adeguatamente formate;
- utilizzare adeguati DPI anticaduta e predisporre in via preventiva il kit di recupero;
- avere a disposizione addetti che sappiano gestire il primo soccorso in tutte le sue sfaccettature (dalla chiamata di emergenza, agli interventi da eseguire in attesa dei soccorsi, ecc…).