Ormai tutti dovremmo sapere che, l’impiego dei Dispositivi di Protezione Individuali (DPI), deve avvenire da parte dei lavoratori, come ultimo sistema di protezione dando pertanto priorità a:
Ed è proprio da questo principio non sempre rispettato dai tecnici e dalle aziende del settore, che nascono numerosi errori e numerose sentenze a carico delle figure della sicurezza coinvolte (Coordinatori della Sicurezza, Datori di Lavoro, Committenti, Responsabili dei Lavori, Preposti e RSPP), le quali spesso non riescono a giustificare in modo conforme e sensato le scelte intraprese.
Nei Documenti di Valutazione dei Rischi (DVR), nei Piani di Sicurezza e Coordinamento (PSC), nei Piani Operativi di Sicurezza (POS) e nelle Procedure di Lavoro redatti da aziende e professionisti di settore, è necessario che venga definita chiaramente la necessità di utilizzare prioritariamente i dispositivi di protezione collettiva limitando il ricorso a quelli di protezione individuale, solo nel caso in cui non sia tecnicamente possibile l’utilizzo di quelli collettivi, e/o nel caso in cui i lavoratori siano esposti a limitati livelli di rischio e/o in caso di una brevissima esposizione al rischio.
Un altro aspetto da non sottovalutare, è quello relativo all’indicazione delle misure di sicurezza da adottare in relazione alle attività da compiere: è necessario definire e attenersi alle soluzioni indicate nel documenti della sicurezza e alle protezioni in esso indicate. Ciò permette di evitare che, in presenza di un rischio di caduta dall’alto, a fronte di una previsione di lavoro da effettuare in quota utilizzando una piattaforma elevabile, il lavoratore si possa infortunare utilizzando solamente dei DPI, che in realtà sono i mezzi che normalmente vengono utilizzati per quella tipologia di lavoro; questa pianificazione e valutazione del rischio, in tal caso, risulta non conforme e poco utile allo scopo prevenzionistico.